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Comune di Castiglion Fibocchi

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Tel. +39 0575 1686


Fax 0575 47516

 

E-mail: segreteria@comune.castiglionfibocchi.ar.it 


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ITINERARIO 1

Il Carnevale e i segreti del borgo

1.   Il Museo e i luoghi del Carnevale

In Via Enrico Fermi, si trova la Casa del Carnevale, laboratorio creativo dove le sarte volontarie del paese danno forma a ogni dettaglio. L’edificio, pur non essendo stabilmente aperto al pubblico, è visibile esternamente e raggiungibile con una passeggiata tra gli oliveti. È però possibile diventare soci dell’Associazione Carnevale di Castiglion Fibocchi – APS per prendere parte attiva alla manifestazione, anche indossando un costume durante le giornate di festa. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito ufficiale: www.carnevaledeifiglidibocco.it.


Durante il Carnevale, le maschere si posizionano nei luoghi più suggestivi del borgo, spesso incorniciate da allestimenti artistici che ne esaltano la teatralità. Il borgo si trasforma in un palcoscenico a cielo aperto, dove ogni vicolo diventa una quinta, ogni scorcio un quadro. Dopo essersi lasciate ammirare dai visitatori, le maschere sfilano lentamente per le vie del paese, regalando momenti di incanto e raccoglimento. Nell’ultima domenica, la manifestazione culmina con la grande parata finale nell’anfiteatro all’aperto di Via Giangeri, dove si svolge il solenne discorso del Re Bocco, seguito da spettacolari fuochi d’artificio. Non ci sono carri né coriandoli: solo bellezza e stupore. È un Carnevale che ammalia, che racconta senza parole, che invita a rallentare lo sguardo.


Le maschere del Carnevale dei Figli di Bocco viaggiano anche oltre i confini del borgo, ospiti di eventi e manifestazioni in tutta Italia e all’estero, portando con sé l’eleganza, il mistero e la storia di Castiglion Fibocchi.


Questa tappa è solo l’inizio. Il viaggio prosegue tra chiese, torri, sale espositive e scorci nascosti: un itinerario alla scoperta dell’anima più autentica del borgo, dove il Carnevale è cultura viva, memoria condivisa e bellezza che incanta in ogni stagione.

 

Benvenuti a Castiglion Fibocchi, dove il Carnevale non è soltanto un evento, ma un’espressione profonda dell’identità del borgo. Qui, tra vicoli lastricati e palazzi storici, prende forma il Carnevale dei Figli di Bocco, una delle manifestazioni più eleganti e suggestive della Toscana. Nato nel 1997, il Carnevale moderno si ispira a tradizioni secolari e si lega alla figura emblematica di Bocco de’ Pazzi, signore del borgo nel Trecento, nobile d’ingegno e spirito satirico, la cui eredità è diventata simbolo di libertà espressiva e teatralità.


Il percorso inizia dal Museo del Carnevale, allestito nel Palazzo delle Ex Stigmatine, in Piazza delle Fiere. È qui che il visitatore può compiere un vero e proprio viaggio nell’immaginario del Carnevale, attraverso costumi spettacolari realizzati a mano, vere e proprie opere d’arte sartoriale. Alcuni presentano impalcature interne, drappeggi elaborati, impianti luminosi e dettagli preziosi come gemme, piume, tessuti ricercati e foglie d’oro. Le ispirazioni spaziano dalla mitologia classica alla simbologia barocca, dalle stagioni alla memoria contadina, dalle allegorie alla psicologia contemporanea. Il Museo conserva anche fotografie storiche, testimonianze orali e installazioni multimediali che raccontano la nascita e l’evoluzione della manifestazione.


Nel corso degli anni sono stati realizzati oltre duecento costumi, ma ogni edizione si distingue per la selezione di una sola maschera vincitrice, scelta tra le partecipanti da una giuria e dai visitatori. Questo riconoscimento premia non solo l’impatto visivo e la raffinatezza del costume, ma anche la sua forza evocativa e la coerenza con lo spirito dell’edizione.

 

Le atmosfere del Carnevale si possono vivere anche all’aperto, grazie alla mostra fotografica permanente allestita nel borgo. Qui le immagini raccontano sfilate, momenti di creazione, prove generali e l’incanto del borgo durante le due domeniche invernali in cui la manifestazione si svolge, secondo il calendario annuale.

 

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Indicazioni per la tappa successiva

La Sala espositiva dei reperti archeologici della Pieve di San Quirico in Alfiano, seconda tappa dell’itinerario, è sempre all’interno del Palazzo delle "Ex Stigmatine".

2.   Sala espositiva dei reperti archeologici della Pieve di San Quirico in Alfiano

Chi desidera raggiungere l’area della pieve e scoprire anche il paesaggio naturalistico che la circonda può seguire l’Itinerario 3. Il percorso è percorribile a piedi, percorrendo una strada sterrata lungo la quale godersi la natura e i paesaggi circostanti. Il tragitto si snoda tra scorci di campagna autentica e profumi di macchia mediterranea, conducendo a un luogo che non solo segna l’inizio della storia del borgo, ma si distingue anche per la bellezza del contesto paesaggistico in cui è immerso. Dal 2020, la zona è impreziosita dalla presenza della Big Bench n. 111, una panchina panoramica che invita a fermarsi, a osservare, a lasciarsi attraversare dalla quiete e dalla profondità del paesaggio.


Oggi gli scavi sono temporaneamente sospesi, ma la comunità e gli studiosi guardano con fiducia alla possibilità di poter presto riprendere le ricerche. Il sito di San Quirico conserva ancora molti indizi nascosti tra le sue pietre e i suoi strati di terra: elementi preziosi che, se portati alla luce, potrebbero contribuire ad arricchire il mosaico della storia locale. Le future scoperte, infatti, potrebbero rivelarsi fondamentali per comprendere più a fondo non solo le origini del borgo, ma anche il suo presente e il senso di continuità che lega Castiglion Fibocchi alla sua identità più autentica.


 

Adagiata su un crinale tra oliveti secolari e boschi silenziosi, la Pieve di San Quirico in Alfiano domina il paesaggio a pochi chilometri dal centro di Castiglion Fibocchi. Citata già in un documento del 1099, la pieve è una delle più antiche testimonianze della presenza cristiana nel territorio aretino. Per secoli ha rappresentato il cuore spirituale della zona, accogliendo pellegrini, contadini e nobili lungo gli antichi percorsi di fede che collegavano le pievi sparse nel contado.


Con il passare del tempo e il progressivo spostamento degli insediamenti verso la pianura, la sua centralità si affievolì, ma la sua memoria non scomparve. Dal 2013, grazie all’impegno dell’Associazione San Quirico Archeologia, con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e il patrocinio del Comune di Castiglion Fibocchi, la pieve è tornata protagonista attraverso una serie di campagne di scavo archeologico che hanno riportato alla luce un frammento prezioso del nostro passato.


Gli scavi, suddivisi in più fasi, hanno rivelato non solo le strutture murarie della chiesa originaria, ma anche porzioni di un rosone in pietra finemente scolpita, colonnine spezzate, capitelli decorati, lastre tombali scolpite, monete medievali in mistura, frammenti ceramici invetriati, vetri decorati e utensili liturgici e domestici. I reperti testimoniano una lunga stratificazione di vita e uso, tra devozione religiosa e quotidianità contadina.


Per custodire e condividere queste testimonianze con i visitatori del borgo e con la gente del posto, è stata allestita una sala espositiva nel Palazzo delle "Ex Stigmatine", oggi centro polifunzionale e sede anche del punto informativo turistico. Qui, pannelli esplicativi e teche con i reperti più significativi accompagnano in un viaggio avvincente tra storia, archeologia e memoria.

 

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Indicazioni per la tappa successiva

Partendo dal Palazzo delle "Ex Stigmatine", voltiamoci a destra e attraversiamo la piazza. Appena superato la stele dedicata all’arma dei Carabinieri, sulla sinistra, si apre un passaggio: è lì che ci accoglie uno scorcio meraviglioso sulla vallata, perfetto per una sosta fotografica.


Proseguendo, entriamo nel borgo attraversando Piazza Roma, con le sue case dai colori caldi e la fontana che ne segna il centro. Poco oltre, svoltiamo a destra in Via di Porta Fredda. Bastano pochi passi per raggiungere, sulla sinistra, il sagrato raccolto della Chiesa della Compagnia del Santissimo Crocifisso, luogo silenzioso che ci invita a rallentare il passo e ad ascoltare la voce discreta del tempo.
 

3.   Chiesa della Compagnia del Santissimo Crocifisso

In occasione della Domenica delle Palme, dalla chiesa parte la tradizionale processione che, dopo aver attraversato le vie del borgo, si conclude all’interno della Chiesa dei Santi Pietro e Ilario.


Accanto alla chiesa si trova una croce in ferro: si tratta della croce che un tempo sorgeva a fianco della chiesa parrocchiale, dove oggi si trova la grotta mariana. Secondo alcune interpretazioni, la croce devozionale collegata all’edificio sarebbe quella lignea ricca di emblemi della Passione di Cristo, e potrebbe risalire al XIX secolo, periodo in cui il missionario Baldassarre Audiberti — noto come il “santo delle croci” — diffuse in Toscana numerosi segni di fede popolare. L’identificazione precisa è ancora oggetto di approfondimento.


Questa chiesa appartiene a uno dei quattro antichi borghi che articolavano la vita del paese: Borgo Compagnia, Borgo Dei, Borgo Occhini e Borgo Cassi. Oggi, pur non essendo aperta con regolarità, la Chiesa della Compagnia del Santissimo Crocifisso continua a vivere nella memoria collettiva come luogo di raccoglimento, spiritualità e silenziosa appartenenza. Un piccolo tempio nascosto, che parla alla parte più profonda del paese e delle sue tradizioni.



 

Nel cuore del centro storico, tra vicoli raccolti e scorci di pietra antica, la Chiesa della Compagnia del Santissimo Crocifisso custodisce un frammento profondo della spiritualità castiglionese. L’edificio, risalente al XVI secolo, appartenne in origine alla famiglia Dei, che lo cedette — secondo fonti da approfondire — alla confraternita che ne fece la propria sede: la Compagnia del Santissimo Crocifisso.


Siamo nel quartiere detto Borgo Compagnia, a pochi passi dal Palazzo Comunale. L’architettura della chiesa, sobria e raccolta, riflette lo spirito austero delle confraternite laiche, dedite all’assistenza dei poveri, ai riti funebri e alla cura delle anime. La facciata semplice è caratterizzata da un’unica finestrella e da un portale in pietra, che si affaccia direttamente sulla via, senza alcuna scalinata: un invito silenzioso al raccoglimento.


L’interno, pur avendo perso gran parte dell’arredo originario, conserva ancora alcuni elementi decorativi e liturgici che ne testimoniano l’antica funzione, mantenendo intatta l’atmosfera intima e meditativa che caratterizzava gli incontri della Compagnia. Un tempo questo spazio accoglieva le veglie funebri e i momenti di commiato: una funzione che in parte si mantiene ancora oggi, quando il paese si stringe in silenzio per salutare i propri defunti, raccogliendosi in un gesto di comunità e memoria condivisa.


 

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Indicazioni per la tappa successiva

Uscendo dalla chiesa, torniamo su via di Porta Fredda e scendiamo lungo la strada. Dopo pochi metri, si apre davanti a noi uno dei luoghi più affascinanti del borgo: la Porta Fredda, antica via d’accesso al castello medievale, con le sue pietre cariche di storia.
Prima di raggiungerla, possiamo fare una piccola deviazione lungo la suggestiva via delle Sette Torri: percorrendola fino in fondo potremo scorgere quella che è oggi l’unica torre superstite dell’antico sistema difensivo. Ma di questo sapremo di più alla prossima tappa.
 

4.   Porta Fredda e le antiche sette torri

Accanto alla porta, alcune case conservano evidenti tracce medievali: archi murati, finestrelle strombate, conci di pietra serena. È qui che si intuisce, più che altrove, la forma originaria del castello e il senso di protezione e chiusura che le sue mura garantivano.


È in progetto il riutilizzo dell’unica torre rimasta, affinché possa diventare parte di un percorso di visita e conoscenza accessibile a tutti: un segnale importante, che guarda al futuro senza dimenticare il passato, anzi valorizzandolo e rendendolo vivo.


Passeggiare in questa zona significa toccare con mano la storia urbanistica del borgo, immaginando il suono dei passi sull’acciottolato, il fruscio degli abiti d’epoca, le voci che si rincorrevano tra un passaggio e l’altro. Un angolo senza tempo, dove ogni pietra sembra voler raccontare qualcosa.


 

La Porta Fredda è una delle testimonianze più suggestive del passato medievale di Castiglion Fibocchi. Situata nella parte orientale del borgo, rappresentava un tempo uno degli accessi principali all'antico castello, incastonato tra le mura e le sette torri che dominavano il crinale. Il suo nome, evocativo e misterioso, è oggetto di varie interpretazioni: alcuni lo associano alla particolare esposizione alla tramontana che rendeva questo varco più freddo rispetto agli altri; altri, invece, suggeriscono origini legate a usanze popolari o alla presenza, nei pressi, di celle di detenzione. Nessuna fonte scritta conferma con certezza queste ipotesi, ma le leggende, in questo angolo di paese, sono parte viva della memoria.


Dell’antico sistema difensivo restano oggi pochi tratti delle mura inglobati nelle abitazioni e una sola torre, visibile proprio in fondo alla via delle Sette Torri, appena fuori dal tracciato più frequentato. Si narra che un tempo, tra bastioni e camminamenti, il borgo si ergesse come una vera sentinella tra le colline, posto a guardia dei passaggi verso il Casentino e Arezzo.

 

Porta Fredda conserva ancora oggi il suo fascino austero: scendendo lungo la via che la attraversa, ci si trova sospesi tra epoche diverse. Il passaggio, che conduce in un tratto di viuzze selciate e scorci panoramici, segna idealmente il confine tra la parte più antica e quella rinascimentale del paese, oggi in parte integrate e in parte ancora in trasformazione.


 

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Indicazioni per la tappa successiva

Oltrepassata Porta Fredda, svoltiamo a sinistra e proseguiamo lungo il tracciato che costeggia il perimetro dell’antico castello. Da qui ritorniamo verso il centro del paese e raggiungere, in pochi minuti, la sede del Palazzo Comunale, tappa successiva dell’itinerario.
 

5.   Palazzo Comunale

Un’altra teoria, tramandata dalla tradizione orale, fa invece risalire il toponimo al “fiocco” onorifico che l’imperatore Federico II avrebbe concesso al paese nel XIII secolo per il suo valore militare e strategico. Quale che sia la versione più attendibile, il nome del paese custodisce un’identità forte, fatta di alleanze, riconoscimenti e continuità storica.


Nel 1384, in seguito alla sottomissione di Arezzo, Castiglion Fibocchi passò sotto il controllo di Firenze. Più tardi, nel 1644, Ferdinando II de’ Medici lo elevò a marchesato, affidandolo ad Alessandro del Borro, condottiero di spicco del Seicento toscano. La sua famiglia mantenne il titolo fino alla metà del Settecento, quando le riforme dei Lorena ridisegnarono l’organizzazione amministrativa della regione, trasformando il borgo in un comune autonomo.


Oggi, il Palazzo Comunale continua a rappresentare il centro simbolico della vita pubblica. Progetti di valorizzazione ne stanno ridefinendo il ruolo, immaginandolo come spazio aperto a mostre, eventi e iniziative culturali, in dialogo con la sua lunga storia. La torre si illumina in occasione delle nascite, delle commemorazioni e delle principali ricorrenze, regalando un segnale tangibile di comunità e identità condivisa. Anche se alcuni uffici verranno trasferiti in sedi più funzionali, il palazzo continuerà a essere un punto di riferimento: un luogo in cui la storia si racconta non solo con le parole, ma attraverso le pietre, i dettagli architettonici e i segni lasciati da chi ha abitato e guidato il borgo nel corso dei secoli.



 

Nel cuore di Castiglion Fibocchi, affacciato su Piazza Municipio, il Palazzo Comunale è molto più di un edificio: è la memoria viva della comunità. Costruito probabilmente nella seconda metà dell’Ottocento, la sua realizzazione riflette un’epoca di trasformazione: l’Italia appena unificata iniziava a ridefinire i suoi centri, modernizzando l’organizzazione urbana ma mantenendo saldo il legame con le proprie radici.


La facciata in pietra serena, semplice ed elegante, si inserisce armoniosamente tra le architetture del centro storico, fatto di case in pietra, scorci medievali e vicoli stretti. Sul retro si apre Vicolo dei Palchi e da lì un dedalo di viuzze che ancora oggi collega spazi civici e abitazioni abitate, come un tempo, da famiglie e artigiani. All’ingresso del vicolo, sulla sinistra, si nota un piccolo foro nella muratura: un’antica apertura difensiva che serviva per controllare e proteggere gli accessi. Sulla destra del palazzo, invece, un arco in pietra immette in uno degli antichi camminamenti del borgo.


Molto prima di accogliere uffici e riunioni comunali, questa zona era il fulcro del potere locale. Durante il Medioevo, Castiglion Fibocchi fu dominio di alcune tra le famiglie più influenti della Toscana. I Conti Guidi, signori del Casentino, furono i primi a insediarsi nella zona, consolidando il loro potere lungo la Setteponti grazie a una rete di castelli e pievi. A loro successero i Pazzi del Valdarno, ramo della nobile casata fiorentina, e poi i cosiddetti “figli di Bocco”, discendenti di Ottaviano Pazzi, soprannominato “Bocco”, probabilmente per via di una deformazione del volto che lo rese una figura facilmente riconoscibile nel contesto locale.

 

Fu proprio Ottaviano “Bocco” Pazzi a ricevere in feudo il castello che sorgeva in questa zona, lungo l’antico tracciato della Cassia Vetus, per concessione dei Conti Guidi. Il soprannome “Bocco”, passato ai suoi discendenti, divenne così parte integrante della toponomastica del luogo: da “Castrum Filiis Bocchi” — ovvero “Castello dei Figli di Bocco” — deriverebbe, secondo una delle ipotesi più accreditate, l’attuale nome del borgo: Castiglion Fibocchi.
 

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Indicazioni per la tappa successiva

Passando sotto l’arco in muratura sulla destra del Palazzo Comunale, si percorre Via Marchese Alessandro dal Borro e, dopo pochi metri, sulla destra, in Piazza della Chiesa, si trova la Chiesa dei Santi Pietro e Ilario, prossima tappa dell’itinerario.
 

6.   Chiesa dei Santi Pietro e Ilario

La Chiesa dei Santi Pietro e Ilario non è soltanto un luogo di culto, ma anche uno spazio vitale per la comunità. Qui si celebrano matrimoni, messe solenni, ricorrenze religiose e momenti commemorativi. Eventi come le processioni, la via crucis nel periodo pasquale, la benedizione del pane e le celebrazioni patronali rinsaldano ogni anno il legame tra liturgia e tradizione popolare, trasformando la chiesa in un crocevia di memoria collettiva e condivisione.

 

Particolarmente significativo è il ritorno della rappresentazione della Passione di Cristo, che ogni anno nella Settimana Santa coinvolge la comunità in una suggestiva rievocazione in costume, con letture, momenti teatrali e musica. Un evento che unisce dimensione religiosa, memoria storica e partecipazione civile, restituendo al borgo un appuntamento che affonda le sue radici nel Novecento e che oggi, grazie all'impegno delle associazioni locali, è stato riportato in vita con grande successo.


In ogni pietra, in ogni particolare decorativo, si percepisce il senso di continuità che lega generazioni diverse. La chiesa non è solo un edificio, ma un vero e proprio spazio dell’anima: un luogo dove il tempo sembra intrecciarsi alla storia, rendendo visibile — e vivibile — l’identità profonda di Castiglion Fibocchi.

 

Nel centro storico di Castiglion Fibocchi, affacciata su una delle piazzette più intime del borgo, la Chiesa dei Santi Pietro e Ilario è da secoli un punto di riferimento spirituale e identitario per la comunità. Le sue radici affondano nel 1304, quando era una semplice cappella castellana dipendente da quella che all'epoca era Pieve di San Quirico Sopr'Arno, poi divenuta San Quirico in Alfiano. Con il tempo, rispecchiando la crescita e la trasformazione del borgo, la chiesa cambiò volto: nel Seicento fu elevata a pieve, e nel 1857 venne interamente ricostruita, ampliata e trasformata in arcipretura.


La facciata attuale, realizzata negli anni Trenta del Novecento, presenta linee sobrie ed eleganti in stile classicista, con timpano e lesene sormontate da capitelli corinzi. Sul lato sinistro si erge il campanile ottocentesco, costruito sui resti di un’antica torre civica, a testimonianza di quel continuo intreccio tra dimensione religiosa e vita civile.


All’interno, la navata unica è scandita da otto nicchie laterali separate da lesene e archi a tutto sesto. Il soffitto austero crea un’atmosfera intima e raccolta, ideale per accogliere la preghiera e il raccoglimento. L’abside ospita una tela con la crocifissione, mentre in una nicchia laterale spicca un affresco raffigurante la Madonna col Bambino, databile tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. Attribuito ad Agnolo di Lorentino, figlio di Lorentino d’Andrea e allievo dell’ambiente di Piero della Francesca, l’affresco proviene da un altro edificio della zona ed è stato salvato e ricollocato nella chiesa, dove oggi rappresenta uno dei suoi tesori più preziosi.

 

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Gli altri itinerari
 

Itinerario 2 - Passato, presente e futuro lungo la Setteponti: un viaggio tra paesaggi rurali, architetture storiche e testimonianze del vivere quotidiano lungo l’antica via di collegamento.


Itinerario 3 - Big Bench e Gello Biscardo: un percorso tra natura, panorami e tradizioni, tra installazioni contemporanee e storie antiche, alla scoperta degli angoli più suggestivi del territorio.
 

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